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sabato 24 gennaio 2015

NASCITA DELLA DITTATURA FASCISTA IN ITALIA

 
 
 

Il XX secolo è stato caratterizzato da tre dittature: la comunista in Russia, la fascista in Italia e la nazista in Germania. Esse conquistarono il potere rispettivamente nel 1917, nel 1922 e nel 1933. Il fatto che quella comunista abbia preceduto le altre due, ha fatto considerare da parte di alcuni storici l’affermazione del fascismo e del nazionalsocialismo come una conseguenza della vittoria del comunismo in Russia. In realtà le tre dittature nacquero per cause legate alla storia della Russia, dell’Italia e della Germania. La definizione di totalitarismo, che viene spesso considerata comprensiva di tutte e tre le dittature, si riferisce soltanto agli aspetti comuni, come la mancanza di libertà e la persecuzione degli oppositori. Sul piano economico invece esse differirono profondamente: in Russia fu realizzato il comunismo, in Italia e in Germania rimase il capitalismo. Tutte e tre aspirarono a far nascere regimi totalitari, fondati sull’Uomo Nuovo, ma non riuscirono a raggiungere questo obiettivo.

 
Il quadro storico:  l'immediato dopoguerra in Italia

La crisi economica e il malessere generale 

L'Italia uscì stremata dalla grande guerra, con oltre mezzo milione di morti in battaglia. L'industria doveva essere convertita alla produzione di pace. L'aumento dei salari e degli stipendi era inferiore all'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Le risorse dello Stato erano insufficienti sia per promuovere la realizzazione di opere pubbliche volte ad assorbire la disoccupazione, che per garantire un minimo di assistenza ai mutilati, alle vedove e agli orfani. La grande borghesia era preoccupata per la crescita della forza politica e sindacale del movimento operaio. I proprietari terrieri erano allarmati per le rivendicazioni dei braccianti, sostenute soprattutto dai socialisti. I ceti medi erano delusi per i risultati della vittoria e amareggiati per il declino del loro prestigio sociale. La classe operaia, animata dall'entusiasmo per le conquiste della rivoluzione russa, reclamava maggiore potere nelle fabbriche e manifestava tendenze rivoluzionarie. I contadini infine, tornati dal fronte, chiedevano l'assegnazione delle terre demaniali e dei latifondi incolti. I governi si dimostrarono deboli e del tutto incapaci di gestire la difficile situazione che si venne creando tra il 1919 e il 1922.

 Clima autoritario, violenze urbane e rurali

  In breve tempo nel Paese si determinò una situazione di grande instabilità, caratterizzata da spinte autoritarie e antidemocratiche. Questa tendenza riguardò tutti i settori della società, a cominciare dallo Stato, i cui organi fondamentali (burocrazia, esercito, polizia, magistratura), abituati durante la guerra a esercitare un ruolo di effettiva autonomia nei confronti del Parlamento, erano poco disponibili a risolvere i problemi delle classi popolari, che chiedevano a loro volta una partecipazione attiva alla vita democratica del Paese. D’altra parte fra le masse la crisi d’identità sociale tendeva a manifestarsi in uno sfogo di nazionalismo irrazionalistico oppure nella tendenza a risolvere con l’azione diretta tutte le difficoltà. In tale contesto ebbe inizio una stagione di proteste e di scioperi: gruppi sempre più numerosi di persone davano luogo a uno stato di agitazione permanente contro il carovita, che spingeva molti addirittura al saccheggio e alla distruzione delle merci nelle città. Anche nelle campagne, soprattutto nel Meridione, la situazione diventava sempre più esplosiva, e ben presto le proteste dei contadini per la mancata riforma agraria culminarono nell’occupazione delle terre padronali.

Mussolini crea i fasci di combattimento Dello stato di confusione della politica italiana seppe abilmente approfittare Benito Mussolini (1883-1945). Dopo essere stato espulso dal Partito socialista nel 1914 per le sue posizioni interventiste, una volta rientrato dal fronte si era messo a difendere dalle colonne del suo giornale, Il Popolo d’Italia, i risultati della guerra vittoriosa contro l’arrendevolezza e l’incomprensione della classe dirigente e a farsi sostenitore dell’ordine interno contro i disordini che agitavano il Paese. Dotato di una non comune capacità oratoria, era riuscito a raccogliere intorno a sé alcuni simpatizzanti fra i nazionalisti, gli ex combattenti e soprattutto i giovani della media borghesia, con l’appoggio dei quali aveva fondato i Fasci di combattimento (marzo 1919).

 

Il programma di San Sepolcro

Il programma del nuovo movimento (detto di San Sepolcro, in quanto approvato a Milano in un vecchio stabile affacciato su una piazza dallo stesso nome) prevedeva l’instaurazione della repubblica con ampie autonomia regionali e comunali, il suffragio universale esteso anche alle donne, l’istituzione del referendum popolare, l’abolizione del Senato in quanto di nomina regia, l’eliminazione dei titoli nobiliari, della polizia politica e della coscrizione obbligatoria. Prevedeva inoltre il pagamento dei debiti dello Stato da parte delle classi più abbienti, la lotta alle speculazioni borsistiche e bancarie, la terra ai contadini, la partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende, la concessione di industrie e servizi pubblici a organizzazioni operaie, a riduzione dell’orario di lavoro.

Come è facile rilevare, il programma di San Sepolcro raccoglieva un insieme di posizioni generiche ed eterogenee: d’altra parte, lo stesso Mussolini tendeva a considerare i fasci come un movimento politico duttile ed elastico che come un partito con una sua precisa ideologia. Noi fascisti – affermava allora – ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo e di ambiente. I fascisti non hanno dottrine prestabilite: la loro unica tattica è l’azione.

Man mano che la crisi italiana si aggravava, culminando nell'occupazione delle fabbriche, i Fasci vennero accentuando la loro carica terrorista (lo squadrismo) ed antioperaia. Per questa via, il movimento ottenne crescenti adesioni e favori da agrari e industriali, ma soprattutto andò raccogliendo l'adesione di ampie fasce del ceto medio, preoccupato tanto dall'avanzata del movimento operaio quanto dalla concorrenza del grande capitale.

Grazie al sostegno elettorale di nazionalisti e liberali (Blocco Nazionale), nel 1921 Mussolini ed altri 35 suoi camerati fecero il loro ingresso in Parlamento. Nel contempo si saldava l'alleanza con la borghesia e con l'establishement monarchico e militare. Un approdo sancito dalla fondazione a Roma, nel novembre del 1921, del Partito Nazionale Fascista. Fallito nel luglio dell'anno seguente l'ultimo tentativo del movimento popolare per salvare la democrazia con uno sciopero nazionale, la via era ormai aperta alla presa del potere. Tra improvvisazioni e connivenze istituzionali, approfittando del vuoto di potere, i fascisti organizzarono la cosiddetta marcia su Roma (31 ottobre 1922), che si concluse con l'attribuzione a Mussolini della carica di presidente del Consiglio da parte di Vittorio Emanuele III e la nascita di un governo di coalizione composto da fascisti, democratici, liberali e cattolici.

E le intenzioni furono subito chiare!


 Ottenuto l'incarico di formare un governo dopo la "marcia su Roma", Mussolini costituì un gabinetto di larga coalizione che lasciò sperare a molti nell'avvento dell'attesa "normalizzazione".

Consolidato ulteriormente il potere dopo le elezioni del 1924, Mussolini fu messo per un momento in grave difficoltà dall'assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Il discorso del 3 gennaio 1925 con cui egli rivendicò spavaldamente a sé ogni responsabilità politica e morale dell'accaduto, segnò però la sua controffensiva e la pratica liquidazione del vecchio Stato liberale.

ATTIVITA'
Rispondi alle domande (max 5 righi per ciascuna risposta):
1) Perché Il re, davanti alle camice nere, si rifiuta di firmare la proclamazione dello stato d’assedio?
2) Quando, perché e con quali funzioni nasce il Gran Consiglio del Fascismo?
3) Si è spesso usato il termine di “totalitarismo imperfetto” per descrivere il regime fascista, perché?

LE MINACCE DELL'ISIS

 

L'Isis spiegato dagli esperti: Martino Diez, Michele Brignone e Maria Laura Conte, autori di "Oasis", rivista dedicata ai rapporti tra cristiani e musulmani, rispondono a tutte le domande sulle tensioni in Iraq:

 
Che cosa sta succedendo in Iraq?Dopo la guerra in Siria, cominciata nel 2011 per rovesciare Assad, in Iraq sono iniziate le violenze da parte delle milizie sunnite dello Stato islamico contro le minoranze religiose. In realtà la guerra ha trovato terreno fertile in Iraq perché il Paese non si è ancora stabilizzato dopo la caduta di Saddam Hussein.
 
Cos'è il califfato?Lo Stato islamico si fonda sulla costruzione di un’entità politica basata su un’interpretazione rigorista della Legge islamica, ma che forse non è mai esistita nel modo in cui la conosciamo oggi.
 
Che rapporto c'è tra l'Isis e al-Quaida? - Dopo la guerra in Siria la loro alleanza si è spezzata e ora sono due entità concorrenti, che agiscono con mezzi diversi, l'uno concentrando gli sforzi su uno Stato dotato di capacità di espansione, e l'altro con operazioni terroristiche in Occidente.
 
Chi lo sostiene e chi lo contesta?Lo Stato Islamico è sostenuto da una giovane generazione di jihadisti di varia provenienza. Gli ideologi jihadisti della vecchia generazione e gli ideologi musulmani riconducibili ai Fratelli Musulmani invece lo contestano, ma nessuno si pronuncia in modo unitario.
 
Come mai molti jihadisti vengono dall'estero?Il combattente jihadista gode di un grande prestigio sia quando cade come “martire”, sia come reduce del jihad. Il reclutamento avviene tra categorie che soffrono di disagio economico o psicologico ma anche tra i fanatici della "guerra santa".
 
Conflitto religioso?Ci sono motivi politici ed economici dietro la guerra in Iraq e in Siria, ma non va comunque sottovalutato l'elemento religioso.
 
Che cosa dobbiamo imparare da queste vicende?La questione dello Stato islamico insegna che non è possibile usare i fondamentalisti islamici per ottenere risultati politici, come hanno fatto gli americani in Afghanistan e in Libia.
 
Come mai l'Occidente è lento nella risposta ai vescovi orientali?Alla crisi economica che indebolisce l'Europa si aggiunge il fatto che i cristiani non hanno un peso politico autonomo in Medio Oriente.
 
I musulmani sono tutti uguali?I musulmani che vivono in Occidente si distinguono per l’etnia o l’origine nazionale. Ma molti di loro ormai hanno perso il legame con l’Islam del Paese o della cultura di provenienza e si riconoscono più facilmente in un Islam globale.
 
ATTIVITA'
Rispondi brevemente alle domande (max 5 righi per ciascuna risposta):
1) In che modo l'ISIS minaccia l'Occidente?
2) Quali scopi si è prefisso l'ISIS con il massacro "Charlie Hebdo" del 7 gennaio 2015 a Parigi?
3) Perché l'ISIS fa paura?

martedì 13 gennaio 2015

SPAZIO APERTO COME TWITTER


Cari ragazzi
Apro questo filone del blog per la discussione libera!
Dì la tua, in poche righe (140 caratteri), come un twitter,  per esprimere un’opinione personale o un giudizio critico su una notizia d'attualità, ma anche su argomenti culturali, di studio...
"Come un twitter" ha, come primo scopo didattico, iniziarvi ad organizzare un pensiero completo nella sua essenzialità. Come secondo scopo didattico insegnarvi all'uso di alcuni strumenti tecnologici: tra gli strumenti di word, troverete il conta parole (spazi chiusi o spazi aperti, non importa in questo caso). Selezionando, col tasto sinistro del maus, il vostro pensiero (twitter), scoprirete quanti caratteri avete utilizzato nel brevissimo messaggio, eliminando, eventualmente, le parole in più, così che sarete cosrtretti a scegliere le parole più cariche di significato che possano esprimere il concetto in 140 caratteri.

Il nome "Twitter" deriva dal verbo inglese to tweet che significa "cinguettare", ad indicare la brevità del parlato, tenendo presente che "brevità" non significa "banalità" del dire! Proprio perché si dice qualcosa in breve le parole devono risultare selezionate, dense di significato: tutto un pensiero su qualcosa in una sintesi essenziale di 140 caratteri.

Vi metto alla prova!
Naturalmente potete scrivere più twitter.

NINNA NANNA DELLA GUERRA

 Trilussa contro la guerra

LE AVANGUARDIE DEL PRIMO NOVECENTO

 
 
La letteratura italiana della prima parte del Novecento è caratterizzata da un senso di irrequietezza che, se da una parte esprime l'insoddisfazione verso i modi espressivi tradizionali, dall'altra è anche una chiara spia del disagio degli intellettuali di fronte a scelte sociali e politiche sempre meno gratificanti.
Parallelamente agli intellettuali che esprimono la loro delusione storica riconoscendosi nei gruppi delle avanguardie, nei movimenti di scuola o nelle riviste, ci sono intellettuali che vivono quella stessa esperienza isolatamente, ai margini della grande cultura e in questo isolamento perseguono la loro ricerca ideologica ed espressiva.
Le avanguardie storiche (i vari “ismi” che emergono in Europa, dal primo decennio del Novecento fino agli anni Venti), si differenziano quindi dai movimenti tardo ottocenteschi (i simbolisti, per esempio) che si limitavano a essere momentanee aggregazioni di artisti con gusti e intenti affini, mentre le avanguardie propriamente dette elaborano poetiche, “manifesti” che pongono gli aderenti in posizione di rottura, anticipano tendenze che poi diventano comuni, spaziano anche in aree quali la filosofia, la politica, la stampa, il teatro. Gli artisti “militanti” sono impegnati a realizzare e affermare la loro poetica. I programmi e le battaglie culturali diventano perciò fenomeni da analizzare nei loro contesti, nelle loro matrici, nelle interrelazioni e nell’incidenza che hanno sulla società.
ATTIVITA' 
1) Definisci il concetto di "avanguardia"
2) Quali furono le "avanguardie artistiche" del primo Novecento? 

mercoledì 7 gennaio 2015

IL FUTURISMO

Cos'è il Futurismo
Il futurismo è il primo movimento d’avanguardia nato in Italia, destinato a rompere l’isolamento provinciale della nostra cultura e a riaprire un dialogo tra Italia e Europa.

Il Futurismo nasce ufficialmente nel 1909 con la pubblicazione del Manifesto del movimento sul giornale parigino "Figaro".

Il manifesto esprime un programma teorico, una posizione ideologica che spesso precede la pratica,  ma la prima regola applicata dai futuristi sarà l'abolizione, nell'immagine, della prospettiva tradizionale, per un moltiplicarsi di punti di vista che esprimano, con intensa emozionalità, il suo dinamico interagire con lo spazio circostante.
                                                                         
 
 

Le conquiste del Novecento

All'inizio del '900, tutto il mondo dell'arte e della cultura è in evoluzione, spinto dai cambiamenti politici, per le guerre e per la veloce trasformazione della società.

Il telegrafo senza fili e la radio annullano le distanze. Il dirigibile e poi l'aeroplano avvicinano i continenti.
I tubi al neon illuminano le città e le automobili aumentano ogni giorno, grazie all'invenzione della catena di montaggio.

Nel 1909 il poeta ed editore Filippo Tommaso Marinetti, incomincia a pubblicare una serie di Manifesti (notevolmente deliranti ed ai quali il Fascismo si ispirerà), che propugnano l'avvento del Futurismo in letteratura, nella pittura e nelle arti in genere, compresa l'architettura.

A Milano i pittori divisionisti Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini  e Luigi Russolo, firmano il Manifesto Tecnico della pittura futurista, che ne stabilisce le regole: abolizione nell'immagine della prospettiva tradizionale, a favore di una visione da più punti di vista per esprimere il dinamismo degli oggetti.
 

Prima Esposizione dei Futuristi

Nella primavera del 1910 Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Luigi Russolo, espongono le prime opere futuriste a Milano, alla "Mostra d'arte libera" nella fabbrica Ricordi.

Dopo il Manifesto generale del movimento, nel 1910, uscirà un primo manifesto dei pittori futuristi.   

Il manifesto futurista del 1910 sottolinea: "Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per persistenza della immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro zampe, ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari ".

Il punto più importante di questo manifesto è dunque quello di opporre all’antica pittura statica, una nuova pittura “dinamica”, capace di rendere l’idea del movimento, della velocità, di “porre lo spettatore al centro del quadro”.
La letteratura futurista
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel 1912, sulle pagine di "Lacerba", compare il "manifesto tecnico della letteratura futurista", con cui Marinetti definisce le nuove regole del testo letterario. Egli ritiene che la sintassi e la punteggiatura vadano distrutte, facilitando la comunicazione grazie ai metodi delle "parole in libertà", componendo la frase con l'ordine secondo cui nascono le idee, e dell'immaginazione senza fili, ricercando continue analogie. Queste operazioni dovevano servire a rappresentare in maniera più efficace il turbinio della vita moderna e il reale moto dell'animo e del pensiero. I futuristi, nella stampa delle loro opere, usarono diversi tipi di inchiostro e di caratteri.
Sotto l'aspetto della poetica, il futurismo può inquadrarsi nell'ambito del Decadentismo, trovando vari punti in comune con i simbolisti francesi, come il tema dell'irrazionalismo e il culto della morte. Nel pensiero futurista sono significativi anche i debiti verso filosofi come Nietzsche, teorizzatore del superuomo cinico, audace ed artefice del proprio e dell'altrui destino, e Bergson, che vede l'universo creato da una suprema energia in perenne evoluzione.
Ma il futurismo, pur riconoscendo i meriti dell'Ottocento, si propone come unica avanguardia in grado di agire in maniera determinante sulla nazione. Infatti, molte avanguardie sorte in sua opposizione, come l'ermetismo e il dadaismo, devono molto a questo movimento soprattutto per aver compiuto un'operazione di rinnovamento necessaria per superare il pedante tradizionalismo.

ATTIVITA'
Rispondi alle domande:
1) Perché per i futuristi la guerra è "sola igiene del mondo"?
2) In che modo i futuristi rappresentano una rottura rispetto alla mentalità del passato?
3) Che significa il motto futurista "immaginazione senza fili"?