Powered By Blogger

mercoledì 15 gennaio 2014

L'ILLUMINISMO

L'ILLUMINISMO(in sintesi)
 
 
Per Illuminismo s'intende quel vasto movimento culturale, sviluppatosi nel '700, che predica l'assoluta fiducia nella ragione, in grado di illuminare le menti, contro le superstizioni e i pregiudizi delle religioni, della tradizione e di tutti quegli elementi sociali e culturali che limitano la libertà dell'uomo.
 
Dunque dal terreno fertile del Rinascimento e dell'Umanesimo nasce una nuova filosofia e un nuovo modo di accostarsi al mondo destinato a cambiare radicalmente i destini della civiltà occidentale.
Originario dell'Inghilterra, l'Illuminismo si diffonde e trova pieno sviluppo in Francia, dove nascono e divulgano le proprie teorie Voltaire e Rousseau, i due massimi esponenti della filosofia illuminista; quindi i vari Condillac, Montesqieu (definitivo teorizzatore della divisione dei poteri), Quesney (precursore della scienza economica) e gli enciclpedisti Diderot e D'Alambert (e molti altri).
Le principali caratteristiche dell'illuminismo si possono così riassumere: 
          
1. Il razionalismo progressista, per cui la cultura non è più difesa della tradizione ma ricerca permanente di un progresso che serva a liberare l'uomo dai limiti dell'ignoranza grazie all'aiuto della regione illuminante;
2. Il cosmopolitismo, per cui il bisogno di libertà diventa universale e rende l'uomo cittadino del mondo, ovvero soggetto alle medesime istanze di giustizia e di libertà in ogni luogo, senza distinzione di razza, sesso, religione e classe sociale.

Il nuovo protagonista della storia è quindi il borghese, né nobile né ecclesiastico, semplice cittadino del mondo: commerciante, artigiano, ma anche letterato e uomo di Stato;
3. La divulgazione del sapere, ovvero il bisogno di rendere noti a tutti i progressi delle scienze e della cultura, per cui il sapere non è riservato come privilegio ad un'elitè chiusa ma è strumento di miglioramento per tutti gli uomini (si ricordi il monumentale progetto dell'Encyclopédie e la conseguente attenzione per le arti e per i mestieri produttivi che porterà progressivamente allo sviluppo dell'industria moderna);
4. L'antistoricismo. L'avversione per le religioni e in particolare per la religione cattolica, portò gli illuministi a revisionare la storia e a considerare il medioevo come periodo oscuro, epoca di soprusi e di ingiustizie, in cui la ragione era rimasta ottenebrata e l'uomo privato del bene supremo della libertà di pensiero.
Questa critica portò gli storici illuministi a contrapporre la realtà dei fatti a ciò che sarebbe dovuto essere secondo ragione, escludendo così l'analisi delle cause interne e delle necessità di azione proprie dei diversi periodi storici;
5. Il Deismo, ovvero la teorizzazione di una religiosità raggiungibile mediante l'esclusivo uso della ragione e della coscienza morale, escludendo così l'adesione a qualsiasi tradizione religiosa;
6. Il materialismo, nella misura in cui si impone il bisogno di indagare e giustificare la realtà nei termini del solo approccio al mondo materiale: nella lotta contro ogni forma di religione e superstizione alcuni andarono oltre il deismo e predicarono un atteggiamento esclusivamente meccanicistico.
La materia e suoi movimenti dovevano quindi bastare a spiegare ogni aspetto dell'esistenza, comprese le attività spirituali (si veda il materialismo di
Hobbes).
Il materialismo risente pesantemente dell'entusiasmo attorno alle attività della fisica di Galileo e di Newton, in grado di estrapolare leggi universali dalle osservazioni sperimentali;
7. La fondazione della scienza economica. L'illuminismo vede la nascita della scienza economica, ovvero lo studio organizzato delle leggi che regolano l'economia su grande scala.
Francois Quesney (1694-1774) definisce le categorie economiche del tempo distinguendo tra agricoltura, industria e commercio: egli sostiene che solo l'agricoltura (classe produttiva) e in grado di produrre realmente ricchezza materiale, mentre industria e commercio (definite classi sterili) sarebbero solamente in grado di trasformare la materia prima.
La sua dottrina prende il nome di fisiocrazia (=dominio della terra, della natura), in quanto presuppone che il prodotto economico realmente valido sia la sola materia prima agricola e non il lavoro.
L'inglese Adam Smith (1723-1790) fu invece il grande teorizzatore del liberismo.
Egli va aldilà della fisiocrazia e teorizza il lavoro e la divisione del lavoro come fonti di vera ricchezza, in aggiunta a quella agricola (di secondaria importanza).
Per Smith il capitalismo è il migliore dei sistemi economici possibili, in quanto in grado di autoregolarsi e trovare un equilibrio attraverso il gioco della domanda e dell'offerta, per ottenere tale equilibrio occorre però che lo Stato non intervenga direttamente in campo economico ma si limiti tutt'al più a rimuovere gli ostacoli alla libera concorrenza.

8. La discussione politica. Naturalmente l'illuminismo vide molto accesa la discussione politica attorno ai temi della struttura statale ideale.
In proposito si distinsero particolarmente Charles-Louise de Montesquieu e Jean-Jacque Rousseau.
Montesquieu (1689-1755) vede il dispotismo come degenerazione del sistema politico, introduce il concetto che anche ambiente geografico e clima influenzino l'assetto giuridico di una nazione e teorizza definitivamente la divisione dei poteri in legislativo, esecutivo e giudiziario (si veda anche Locke).
Rousseau (1712-1778) insiste invece sul fatto che ogni progresso dell'uomo non è altro che una forma di degenerazione di una primitiva e perfetta natura selvaggia, priva di ogni abiezione e immoralità ma portatrice di una genuina vitalità.

La forma sociale migliore è il contratto sociale tra uomini che rinunciano tutti alla propria libertà individuale, vista come tendenza all'egoismo, in nome di una volontà generale giusta e al di sopra degli interessi individuali.
 
L'illuminismo porterà quindi alla Rivoluzione industriale e ispirerà direttamente la Rivoluzione francese, incidendo profondamente sulla realtà del tempo e dando alla società occidentale una direzione filosofica nuova, fondata sul rispetto dei diritti civili universali, che persiste ancora oggi, tra mille difficoltà.

L'ILLUMINISMO IN ITALIA

 
ATTIVITA'
Rispondi alla domanda: Che cos'è l'Illuminismo?  



mercoledì 8 gennaio 2014

LA LOCANDIERA

La locandiera di Carlo Goldoni
La commedia de "La locandiera" è composta in tre atti, ognuno dei quali suddiviso in diverse scene.TRAMA

Il protagonista della commedia è Mirandolina, una giovane e bella proprietaria di una locanda. Di lei si innamorano perdutamente due nobili, il conte d'Albafiorita e il marchese di Forlipopoli; il primo sempre impegnato a fare costosi regali a Mirandolina, il secondo alle prese con le sue ristrettezze economiche che gli impediscono di prevalere sul conte.
Il comportamento dei due contendenti non è per niente compreso dal cavaliere di Ripafratta, il quale odia le donne, le disprezza e le evita perchè le considera creature ingannatrici, e si vanta con tutti di non essere mai stato innamorato.
Mirandolina è naturalmente contenta di questa situazione, in quanto riceve i costosi regali del conte e si diverte a fare dei propri amanti tutto ciò che vuole. Ma il conte d'Albafiorita e il marchese di Forlipopoli non sono i soli ad amare la locandiera, infatti anche Fabrizio, il cameriere di Mirandolina, è innamorato della sua padrona ed è il suo promesso sposo; infatti Mirandolina aveva promesso al padre, in punto di morte, di sposare il giovane cameriere.
Ma Mirandolina è molto sorpresa del comportamento del cavaliere di Ripafratta, in quanto non riesce a capire per quale motivo sia l'unico a non prestarle attenzioni; e promette a se stessa di farlo innamorare.
Approfittando dell'entrata in scena di due commedianti, Ortensia e Dejanira, che si divertono a spacciarsi per dame e che attraggono gli interessi dei due nobili; Mirandolina si dedica completamente al cavaliere riempendolo di attenzioni, infatti lo serve in tavola, gli prepara personalmente da mangiare, gli procura biancheria pregiata e si intrattiene amabilmente con lui. Il cavaliere rimane suo malgrado folgorato dai modi gentili della locandiera e nel giro di poco tempo si innamora perdutamente di lei.
Ciò scatena le gelosie di Fabrizio, del conte e del marchese che individuano nel cavaliere di Ripafratta l'interlocutore privilegiato di Mirandolina. La locandiera si accorge ben presto di aver esagerato, infatti il cavaliere diviene sempre più invadente e pretestuoso nei suoi confronti, quindi per risolvere la situazione decide di sposarsi con Fabrizio e consiglia a tutti i suoi contendenti di andarsene e di ricordarsi di lei ogni volta che si trovassero nelle medesime condizioni.

CONSIDERAZIONI

Scritta nel 1752, "la Locandiera" è una delle più felici ed equilibrate commedie di Goldoni, mirabile per la giustezza del ritmo, la precisione e l'acutezza con cui sono ritratti l'ambiente e i personaggi. L'intera commedia è centrata sul personaggio di Mirandolina, un'affascinante incarnazione dell'eterno femminino, della civetteria, della malizia e della furbizia delle donne.
Mirandolina è una donna d'affari, una tipica esponente della borghesia in ascesa nel '700, solida, concreta e senza grilli nobiliari per la testa, che a contee, cavalierati e marchesati preferisce un prosaico ma sicuro matrimonio con un uomo del suo ceto, capace di aiutarla nella conduzione della locanda. Una frase che riassume la mentalità del personaggio è facilmente individuabile quando afferma: "Mi paice l'arrosto e del fumo non so che farmene".
La commedia termina con un lieto fine, ma tuttavia con un monito di cui non si deve credere che Goldoni credesse sinceramente alla funzione didascalica e morale della commedia. Si tratta invece di un finale grazioso e simpatico (un classico lieto fine con matrimonio), che sembra esaltare le arti della civetteria femminile più che ammonire a sfuggirle.


ATTIVITA'
1) Perché la Chiesa condannava la Commedia dell'Arte?
3) Perché la Commedia dell'Arte, negli ultimi anni del Seicento, perdette il suo pubblico?
4) In che modo Goldoni riforma il teatro comico?