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venerdì 5 dicembre 2014

GABRIELE D'ANNUNZIO


Correva l'anno - Gabriele D'Annunzio - Poeta, guerriero, amante 1
 
D'annunzio vuole impersonare il modello del superuomo e crede nel valore assoluto dell'arte, tanto da ridurre ogni aspetto dell'esistenza ad attività artistica.
 
La prima fase della sua produzione (primo vere, canto novo, terra vergine) è già caratterizzata da una forma di VITALISMO NATURALISTICO, dove il poeta canta una natura variopinta, multiforme selvaggia in cui egli si immerge. Questa fase è quindi caratterizzata dal PANISMO, orma riconosciuto come la linea tematica di tutta la sua opera. In seguito sempre durante questa fase (terra vergine, novelle di Pescara) pare sempre più decisiva l'influenza del naturalismo di Maupassant e Zola. I personaggi umani si fondono con gli elementi naturali del paesaggio abruzzese.

La seconda fase è caratterizzata dall'ESTETISMO e dal PIACERE (il piacere). Negli anni romani prende sempre più forma il personaggio d'annunziano, un poeta languido e raffinato, esteta aristocratico che si distacca dai modi e dai gusti della gente comune. Durante questo periodo si va realizzando l'aspirazione di rappresentare in forme letterarie raffinate le eleganze e le stravaganze degli ambienti aristocratici romani.

La terza fase è quella del SUPEROMISMO e del PANISMO (le vergini delle rocce, il fuoco). Questi
due atteggiamenti coesistono in qualche misura e si alternano in vario modo in una produzione ancora copiosa, finché quello superomistico cede il passo a un più maturo panismo.

A questa fase è legata buona parte della produzione teatrale. D'annunzio si propone infatti di creare un teatro di poesia al fine di creare un'atmosfera ideale in cui vibri tutta la vita della natura. Spiccano i temi della morale superomistica, della lussuria, del sangue e della violenza (laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi. Alcyone.).
 
L'ultima fase è quella del notturno, comprende le pagine scritte dopo l'incidente aereo che gli causò una grave ferita all'occhio.

ESTETISMO, SUPEROMISMO, PANISMO

Il termine estetismo, nato nel settecento, definisce la filosofia che si occupa del bello e dell'arte. L'estetismo è anche un atteggiamento culturale che attribuisce priorità ai fattori estetici e alla bellezza, considera l'arte la più alta espressione dell'uomo e subordina ogni altro valore anche morale. Si accompagna a questo movimento anche la concezione espressa in francese l'art pour l'art, che identifica lo scopo dell'opera d'arte nell'opera stessa. l'estetismo insegue anche la fusione tra l'arte e la vita.
 
Una visione importante dell'estetismo si trova nel pensiero del giovane filosofo Nietzsche che individua nello spirito dionisiaco, espresso in arte dalla musica, una fonte essenziale della classicità. Attraverso la critica della razionalità socratica e della morale cristiana, Nietzsche giunge a formulare la teoria dell'Ubermensch, il SUPERUOMO. Infatti secondo la sua teoria l'uomo sta in mezzo tra l'animale e il superuomo.

Il superuomo d'annunziano si identifica con quello nietzscheiano nel disprezzo della vita grigia volgare della massa, nella volontà di potenza, nella libertà dalle regole, ma si risolve poi spesso verso ideali nazionalistici e aristocratici dell'eroismo militare.
 
Il superomismo si intreccia con la concezione definita PANISMO, che vede l'uomo come parte inscindibile della natura. Anche questa teoria deriva dal pensiero di Nietzsche che descrive l'annientamento del velo che separa l'uomo dalla natura e l'erompere dello spirito dionisiaco della musica orgiastica che produce la fusione totale, cioè panica.

martedì 2 dicembre 2014

IL DECADENTISMO IN ITALIA


 
Il Decadentismo è una corrente artistico-letteraria che si afferma in Europa tra gli ultimi due decenni dell'Ottocento e i primi due del Novecento, precisamente nasce  in Francia intorno al 1880, fra i collaboratori della rivista  Le Décadent” e si diffonde ben presto in tutta Europa. Sul piano storico-politico coincide con un'epoca caratterizzata da gravi tensioni e forti squilibri internazionali che avranno come tragico sbocco la prima guerra mondiale. Il forte sviluppo industriale, se da un lato accentua lo scontro tra capitalisti e proletari, sempre più coscienti del loro peso sociale e dei loro diritti, dall'altro impone l'esigenza di cercare nuovi mercati. 
Questa esigenza trova una risposta nell'espansione coloniale da parte delle grandi potenze europee in altri continenti che scatena pericolosi imperialismi. Proprio in questo periodo nasce il mito razzista della superiorità e della missione civilizzatrice della razza bianca e della sua cultura. Tutti questi fattori mettono in grave crisi i grandi ideali dell'Ottocento di uguaglianza, di libertà individuale e nazionale, di affermazione dei diritti naturali dell'uomo. Nascono nuovi miti: il diritto alla violenza, il successo personale, economico e sociale, la superiorità della razza bianca. Questa crisi generale influenza profondamente anche la vita culturale. Gli intellettuali si sentono estranei alla loro epoca dominata da interessi di carattere economico e materialista, ne avvertono la «decadenza» e prospettano nuovi atteggiamenti spirituali. Nasce così un nuovo modo di concepire l'arte e la letteratura che prende appunto  il nome di Decadentismo. I caratteri fondamentali del Decadentismo sono: 
  •  mancanza di fiducia nella ragione e nella scienza: solo l'intuizione e la pura sensibilità possono aiutarci a penetrare nei misteri profondi della vita;
  • isolamento rispetto alla società circostante: si perde la fiducia nella possibilità della letteratura di incidere nelle grandi trasformazioni sociali e politiche della nuova epoca;
  • esaltazione della propria individualità, del proprio  “io”;
  • senso di crisi, di morte, di angoscia e di solitudine.
L'esigenza di esprimere queste nuove concezioni determina un profondo cambiamento nelle forme letterarie, specialmente in quelle della poesia. La poesia è per i decadenti la sola possibile intuizione della realtà e il poeta è considerato come "vate", cioè come colui che fra tutti gli uomini è in grado di cogliere il significato nascosto della realtà. Di qui le parole poetiche non hanno peso, diventano musica e i versi, svincolati da ogni regola metrica, diventano rapidi, carichi di significato e di simbologie. In Italia gli autori più rappresentativi del Decadentismo sono i poeti Giovanni Pascoli e Gabriele D'Annunzio. Tuttavia i temi decadenti sono riconoscibili nelle opere di due altre grandi personalità letterarie, gli scrittori Italo Svevo e Luigi Pirandello.