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martedì 16 giugno 2015

PAESI NON ALLINEATI

 
Il 7 marzo 1945, nasce la Jugoslavia di Tito, il maresciallo non allineato.
 
Nei suoi 35 anni al potere, Josip Broz, ha tenuto insieme col pugno di ferro la ex Jugoslavia, facendone lo Stato chiave nel teso confronto tra blocco sovietico e occidentale, opponendosi a Stalin che avrebbe voluto «cancellarlo con il mignolo», e riuscendo a porsi come interlocutore dei leader di tutto il mondo, unico tra i capi di Stato sovietici, tanto che al suo funerale si ritroveranno tre re, ventuno capi di Stato e sedici primi ministri. Oltre il trionfalismo, il culto della personalità e l’illusione di un modello socialista democratico, resta ormai ben documentata la sua responsabilità nei crimini contro nemici, oppositori e civili innocenti, tra cui i tanti italiani spariti nelle foibe o cacciati dalle loro terre istriane e dalmate. La parabola di Tito al vertice della Jugoslavia ha inizio il 7 marzo del 1945, quando il primo governo provvisorio della Democrazia federale di Jugoslavia si riunisce a Belgrado sotto la sua guida, vittorioso sugli occupanti tedeschi, sui cetnici, i partigiani monarchici del generale Drazha Mihailovic e il governo di re Pietro II in esilio a Londra. Fino al 1980 Tito terrà unito il Paese e proporrà agli occhi del mondo una seconda via al comunismo, diversa da quella di Mosca, ma ugualmente destinata a sgretolarsi nell’arco di un decennio (Getty Images/Hulton Archive).

martedì 2 giugno 2015

LA POESIA DEL NOVECENTO

 
Decadentismo in senso storico indica la cultura di un periodo (dal 1870 al I dopoguerra) di profonda crisi della società nel quadro storico-politico (lo sviluppo dell'industrializzazione e del capitalismo accentua la lotta per la conquista dei mercati e delle fonti delle materie prime - imperialismo, colonialismo - e si assiste ad un inasprimento dei conflitti sociali - lotte operaie, marxismo - e ad un ricorso a regimi reazionari) e filosofico-letterario (profonda crisi del positivismo causata dall'insorgere di ideali antidemocratici e nazionalisti contrastanti a quelli socialisti e di giustizia sociale che, in alcune interpretazioni si accompagnavano al positivismo stesso).
Di qui, l'affermarsi o il rifluire di correnti idealistiche e spiritualistiche e il diffondersi di atteggiamenti culturali diversi e opposti ma accumunati dal rifiuto della ragione:
   - superomismo;
   - attivismo;
   - pragmatismo;
   - misticismo panico;
   - mito dell'infanzia;
   - estetismo;
   - intuizionismo.
Il Decadentismo come movimento artistico-letterario nasce in Francia intorno al 1880, contemporaneamente all'affermarsi del positivismo, e ha origine dal rifiuto della realtà politica creatasi con la repressione della Comune e con l'avvento di una società mediocre, conformista e piccolo-borghese.
Emerge in queste circostanze un atteggiamento tipico dei decadenti: quello del ribelle che aspira a spezzare ogni convenzione sociale (e quindi artistica) e che è proteso verso nuove dimensioni della realtà. Il termine "decadente" fu inizialmente usato in senso spregiativo dai critici per indicare un gruppo di poeti ribelli alla rigida disciplina parnassiana, che vengono disarticolando i versi e la sintassi e si esprimono secondo un sistema di segni e di evidenze intollerabile al volgo dei lettori; successivamente il termine è assunto dai poeti stessi per affermare la loro diversità integrale rispetto al gregge dell'uomo comune.

Il precursore del movimento (come per il Simbolismo) è Baudelaire, il quale rifiuta i temi cari ai romantici (descrizioni, rievocazioni storiche, esaltazione dei valori tradizionali); fissa lo sguardo sull'uomo moderno, scopre i sentimenti più complicati e inconsueti; respinge la poesia descrittiva, didattica, passionale: tende a trasfigurare la realtà, anche la meno nobile, in immagini di pura bellezza, ad elevarsi sulla realtà in purità di canto; e nelle composizioni della maturità, egli si rivolge non alla realtà sensibile ma a quel che è al di là della sensibilità e dell'intelligenza, all'io profondo: mira cioè a fare della poesia un mezzo di conoscenza metafisica. Per attuare questo suo disegno ricorre alla suggestione musicale e al simbolismo dell'immagine, ad immagini-simbolo che evochino le segrete analogie delle cose, i misteriosi rapporti che creano la tenebrosa e profonda unità dell'universo: apre cioè la via al Simbolismo.

Mentre sembrano molto sottili le differenze tra Decadentismo e Simbolismo, quelli relative al Romanticismo appaiono più nette: se l'io romantico era un "io" che avvertiva il rapporto organico con gli altri uomini, in una società solidale, un "io" le cui fondamentali componenti erano la ragione e il sentimento, l'io decadente è un io-senso che si fonde con la vita della natura: un io-istinto che si afferma nella sua volontà di potenza, come superuomo, novello creatore di valori nei quali s'incarna il suo egoistico capriccio; un io che avverte la realtà più vera dell'uomo al di là del reale, nelle forze che sfuggono alla ragione e ai sensi.

Già con la Scapigliatura in Italia si esprimeva l'esigenza di rottura nei confronti della tradizione ottocentesca: Fogazzaro, Pascoli (mito dell'infanzia e dell'inconscio), D'Annunzio (estetismo, superomismo, panismo, nazionalismo), i Crepuscolari (gusto malinconico e ironico delle piccole cose), i Futuristi (attivismo e nazionalismo), i Vociani (intuizione della "poesia pura"), Svevo e Pirandello (denuncia di una condizione umana di alienazione, di solitudine e di angoscia), gli Ermetici.

Nel '900 comincia ad emergere il bisogno di un'analisi più razionale della realtà. Si offriranno all'uomo nuovi percorsi di conoscenza tracciati dalle rivoluzionarie scoperte della psicoanalisi di Freud e della fisica di Einstein; l'intellettuale dovrà misurarsi con questa nuova realtà: alla fase della "crisi" succede nella civiltà decadente la fase della "coscienza" e all'irrazionalismo s'intreccia una rinnovata razionalità.