Powered By Blogger

lunedì 12 ottobre 2015

AVVISO ANNO SCOLASTICO 2015/2016



TRASFERIMENTO DELLE ATTIVITA' IN ALTRO BLOG


AVVISO)
CARI RAGAZZI DI QUARTA E QUINTA CLASSE
QUESTO BLOG
 da quest'anno scolastico (2015-2016) è da sfogliare a ritroso, per trovare argomenti prima di V classe e poi di IV classe (post più vecchi).
 
UTILIZZERETE QUESTO BLOG SOLO PER GLI 
 
NELL'ANNO SCOLASTICO 2015/2016
I VOSTRI NUOVI BLOG  DOVE POSTARE I VOSTRI COMMENTI SARANNO:

PER LA CLASSE IVB: http://dalpensieroalleparole.blogspot.it/
PER LA CLASSE  VB: http://didatticainblog.blogspot.it/

martedì 16 giugno 2015

PAESI NON ALLINEATI

 
Il 7 marzo 1945, nasce la Jugoslavia di Tito, il maresciallo non allineato.
 
Nei suoi 35 anni al potere, Josip Broz, ha tenuto insieme col pugno di ferro la ex Jugoslavia, facendone lo Stato chiave nel teso confronto tra blocco sovietico e occidentale, opponendosi a Stalin che avrebbe voluto «cancellarlo con il mignolo», e riuscendo a porsi come interlocutore dei leader di tutto il mondo, unico tra i capi di Stato sovietici, tanto che al suo funerale si ritroveranno tre re, ventuno capi di Stato e sedici primi ministri. Oltre il trionfalismo, il culto della personalità e l’illusione di un modello socialista democratico, resta ormai ben documentata la sua responsabilità nei crimini contro nemici, oppositori e civili innocenti, tra cui i tanti italiani spariti nelle foibe o cacciati dalle loro terre istriane e dalmate. La parabola di Tito al vertice della Jugoslavia ha inizio il 7 marzo del 1945, quando il primo governo provvisorio della Democrazia federale di Jugoslavia si riunisce a Belgrado sotto la sua guida, vittorioso sugli occupanti tedeschi, sui cetnici, i partigiani monarchici del generale Drazha Mihailovic e il governo di re Pietro II in esilio a Londra. Fino al 1980 Tito terrà unito il Paese e proporrà agli occhi del mondo una seconda via al comunismo, diversa da quella di Mosca, ma ugualmente destinata a sgretolarsi nell’arco di un decennio (Getty Images/Hulton Archive).

martedì 2 giugno 2015

LA POESIA DEL NOVECENTO

 
Decadentismo in senso storico indica la cultura di un periodo (dal 1870 al I dopoguerra) di profonda crisi della società nel quadro storico-politico (lo sviluppo dell'industrializzazione e del capitalismo accentua la lotta per la conquista dei mercati e delle fonti delle materie prime - imperialismo, colonialismo - e si assiste ad un inasprimento dei conflitti sociali - lotte operaie, marxismo - e ad un ricorso a regimi reazionari) e filosofico-letterario (profonda crisi del positivismo causata dall'insorgere di ideali antidemocratici e nazionalisti contrastanti a quelli socialisti e di giustizia sociale che, in alcune interpretazioni si accompagnavano al positivismo stesso).
Di qui, l'affermarsi o il rifluire di correnti idealistiche e spiritualistiche e il diffondersi di atteggiamenti culturali diversi e opposti ma accumunati dal rifiuto della ragione:
   - superomismo;
   - attivismo;
   - pragmatismo;
   - misticismo panico;
   - mito dell'infanzia;
   - estetismo;
   - intuizionismo.
Il Decadentismo come movimento artistico-letterario nasce in Francia intorno al 1880, contemporaneamente all'affermarsi del positivismo, e ha origine dal rifiuto della realtà politica creatasi con la repressione della Comune e con l'avvento di una società mediocre, conformista e piccolo-borghese.
Emerge in queste circostanze un atteggiamento tipico dei decadenti: quello del ribelle che aspira a spezzare ogni convenzione sociale (e quindi artistica) e che è proteso verso nuove dimensioni della realtà. Il termine "decadente" fu inizialmente usato in senso spregiativo dai critici per indicare un gruppo di poeti ribelli alla rigida disciplina parnassiana, che vengono disarticolando i versi e la sintassi e si esprimono secondo un sistema di segni e di evidenze intollerabile al volgo dei lettori; successivamente il termine è assunto dai poeti stessi per affermare la loro diversità integrale rispetto al gregge dell'uomo comune.

Il precursore del movimento (come per il Simbolismo) è Baudelaire, il quale rifiuta i temi cari ai romantici (descrizioni, rievocazioni storiche, esaltazione dei valori tradizionali); fissa lo sguardo sull'uomo moderno, scopre i sentimenti più complicati e inconsueti; respinge la poesia descrittiva, didattica, passionale: tende a trasfigurare la realtà, anche la meno nobile, in immagini di pura bellezza, ad elevarsi sulla realtà in purità di canto; e nelle composizioni della maturità, egli si rivolge non alla realtà sensibile ma a quel che è al di là della sensibilità e dell'intelligenza, all'io profondo: mira cioè a fare della poesia un mezzo di conoscenza metafisica. Per attuare questo suo disegno ricorre alla suggestione musicale e al simbolismo dell'immagine, ad immagini-simbolo che evochino le segrete analogie delle cose, i misteriosi rapporti che creano la tenebrosa e profonda unità dell'universo: apre cioè la via al Simbolismo.

Mentre sembrano molto sottili le differenze tra Decadentismo e Simbolismo, quelli relative al Romanticismo appaiono più nette: se l'io romantico era un "io" che avvertiva il rapporto organico con gli altri uomini, in una società solidale, un "io" le cui fondamentali componenti erano la ragione e il sentimento, l'io decadente è un io-senso che si fonde con la vita della natura: un io-istinto che si afferma nella sua volontà di potenza, come superuomo, novello creatore di valori nei quali s'incarna il suo egoistico capriccio; un io che avverte la realtà più vera dell'uomo al di là del reale, nelle forze che sfuggono alla ragione e ai sensi.

Già con la Scapigliatura in Italia si esprimeva l'esigenza di rottura nei confronti della tradizione ottocentesca: Fogazzaro, Pascoli (mito dell'infanzia e dell'inconscio), D'Annunzio (estetismo, superomismo, panismo, nazionalismo), i Crepuscolari (gusto malinconico e ironico delle piccole cose), i Futuristi (attivismo e nazionalismo), i Vociani (intuizione della "poesia pura"), Svevo e Pirandello (denuncia di una condizione umana di alienazione, di solitudine e di angoscia), gli Ermetici.

Nel '900 comincia ad emergere il bisogno di un'analisi più razionale della realtà. Si offriranno all'uomo nuovi percorsi di conoscenza tracciati dalle rivoluzionarie scoperte della psicoanalisi di Freud e della fisica di Einstein; l'intellettuale dovrà misurarsi con questa nuova realtà: alla fase della "crisi" succede nella civiltà decadente la fase della "coscienza" e all'irrazionalismo s'intreccia una rinnovata razionalità.

sabato 30 maggio 2015

L'ITALIA REPUBBLICANA

DALL' E-BOOK ZANICHELLI: SECONDO DOPOGUERRA


 
A guerra conclusa, un decreto legislativo del governo italiano provvisorio, datato 22 aprile 1946, dichiarò “festa nazionale” il 25 aprile, limitatamente all’anno 1946. Fu allora che, per la prima volta, si decise convenzionalmente di fissare la data della Liberazione al 25 aprile, giorno della liberazione di Milano e Torino. La scelta venne fissata in modo definitivo con la legge n. 260 del maggio 1949, presentata da Alcide De Gasperi in Senato nel settembre 1948, che stabilì che il 25 aprile sarebbe stato un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio o il giorno di Natale, in quanto “anniversario della liberazione”.

Il 25 aprile non è la festa della Repubblica italiana, che si celebra invece il 2 giugno (per alcuni anni, dal 1977 al 2001, fu trasformata in una festa mobile, la prima domenica di giugno): con riferimento al 2 giugno 1946, giorno in cui gli italiani votarono al referendum per scegliere tra forma di governo monarchica e repubblicana nel nuovo stato.

Anche altri paesi europei ricordano la fine dall’occupazione straniera durante la Seconda guerra mondiale: Olanda e Danimarca la festeggiano il 5 maggio, la Norvegia l’8 maggio, la Romania il 23 agosto. Anche l’Etiopia festeggia il 5 maggio la festa della Liberazione, anche se in quel caso si tratta della fine dell’occupazione italiana (avvenuta nel 1941).
 

LA GUERRA FREDDA



 

 

Per GUERRA FREDDA si intende il confronto mondiale tra Stati Uniti e Unione Sovietica iniziato nel secondo dopoguerra. L'espressione (in ingl. cold war) fu coniata dal giornalista americano W. Lippmann (1889-1974) per descrivere un'ostilità che non sembrava più risolvibile attraverso una guerra frontale tra le due superpotenze, dato il pericolo per la sopravvivenza dell'umanità rappresentato da un eventuale ricorso alle armi nucleari. Tale lotta per il controllo del mondo conobbe diverse fasi, caratterizzate anche da gravi tensioni (crisi missilistica di Cuba, 1962) e guerre 'calde', come quelle in Corea (1950-53) e in Vietnam (conclusa nel 1975); non mancarono, comunque, lunghi periodi di relativa stabilità del quadro internazionale che condussero nel corso degli anni Ottanta alla distensione nelle relazioni tra le due superpotenze. Il bipolarismo, ossia questo sistema fondato sulla contrapposizione dei due blocchi, paesi occidentali da un lato e paesi orientali dominati dai regimi comunisti dall'altro, si concluse simbolicamente con la caduta del muro di Berlino (1989) e lo scioglimento dell'URSS (1991).

SE QUESTO E' UN UOMO - POESIA

Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case

Questa poesia costituisce la Prefazione di “Se questo è un uomo”.
Essa riassume in sé il contenuto del libro stesso e la sua funzione di testimonianza e di ammonimento per le generazioni future.

Se questo è un uomo

“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”

(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, p.1)

L'opera memorialistica “Se questo è un uomo” di Primo Levi è il romanzo in cui l’autore racconta la sua esperienza nei campi di concentramento, durante la Seconda Guerra Mondiale. Sottratto alla sua vita quotidiana, Primo Levi viene condotto in questo luogo di morte, costruito per annientare la dignità umana.

Il lager nazista è pensato appositamente per trasformare gli uomini in vere e proprie bestie, costretti a lottare gli uni contro gli altri per la sopravvivenza. I suoi abitanti sono obbligati ai lavori forzati, denutriti e privati persino del nome, spogliati di qualsiasi bene e divisi dalle proprie famiglie.

(leggi, nella tua antologia, il capitolo, intitolato "Sul fondo")

La vita nel lager è descritta come una realtà incredibilmente alienante, in cui gli uomini e le donne subivano ogni tipo di sopruso. Torturati, costretti a soffrire ogni tipo di dolore, da quello fisico a quello mentale e morale, sempre più massacrante, le persone si trascinano nel campo di concentramento fino a non provare più emozioni.

E’ così che l’autore di “Se questo è un uomo” descrive il proprio tempo trascorso nei lager. Il romanzo è estremamente toccante, perché al di là delle crude descrizioni di ciò che ha visto accadere ai propri compagni di sventura, al sangue versato, ai bisogni primari insoddisfatti, l’autore racconta di una coscienza che cerca di reagire.

Primo Levi racconta di come, in un luogo in cui la morte era una compagna di viaggio quasi desiderata, per quanto tremende erano le condizioni di vita, scopre un’incredibile forza che smuove una passione naturale e pura per la vita.

(leggi, nella tua antologia, il capitolo "Il canto di Ulisse").

Il coraggio, la necessità di non lasciarsi andare, un amore celato dalla sofferenza, ma pur sempre esistente, lo hanno indotto istintivamente a reagire, e questa reazione ha trovato significato nella scrittura, in parole da nascondere perché, nel campo, non era concesso neppure scrivere.

Primo Levi oltre a raccontarsi, cerca di dare una spiegazione, una parvenza di ragionamento per trovare la causa che ha spinto degli essere umani ad annullare la personalità, l’individualità e l’esistenza dei loro simili.

Non c’è nessuna forma di normalità dietro il dolore gratuito che viene inflitto, ed è questo il male radicale, quello perverso, che non può essere spiegato né gestito, ma che in qualche modo deve essere contenuto dentro il petto di chi ha subito l’esproprio della propria anima.

E quando il protagonista di “Se questo è un uomo” riesce a sopravvivere e ad uscire da Auschwitz con le proprie gambe, non riesce a lasciare la propria sofferenza dietro il filo spinato del campo di concentramento, ma se lo porta addosso, oltre, per tutto il tempo che gli resta da vivere.

Lo stile di Primo Levi è asciutto, descrittivo, molto diretto, tipico di chi ha la necessità di far arrivare immediatamente un concetto ai suoi lettori. E il pensiero di quest’uomo sopravvissuto alla più grande sciagura della storia d’Europa, resta impresso negli occhi e nel cuore di chiunque legge questo libro.
ATTIVITA'
Fate libere riflessioni.

martedì 26 maggio 2015

SECONDO DOPOGUERRA: L'ITALIA REPUBBLICANA

 
Il secondo dopoguerra in Italia: la rinascita
 

Alla fine della seconda guerra mondiale, l´Italia presentava un quadro sociale, politico ed economico molto complesso. Il  I Governo di Alcide De Gasperi fu l'ultimo governo del Regno d'Italia (nominato da Umberto II di Savoia allora Luogotenente del Re) e presentò le proprie dimissioni dopo il Referendum istituzionale del 1946 e contestualmente all'insediamento del Capo provvisorio dello Stato eletto dall'Assemblea Costituente. Restò in carica fino a quando il 14 luglio 1946. Il Capo provvisorio De Nicola nominò il II Governo De Gasperi. Tra l'esilio del Re, e l'insediamento di De Nicola, De Gasperi ebbe anche funzioni di Capo provvisorio dello Stato (13 giugno - 1º luglio).
Fu in carica dal 10 dicembre 1945 al 14 luglio 1946, per un totale di 216 giorni, ovvero 7 mesi e 4 giorni.
Uno dei nodi da sciogliere, senza il quale sarebbe stato impossibile avviare una vera ricostruzione, era stabilire quale tipo di regime politico avrebbe dovuto avere l´Italia dopo la guerra. Il V Governo De Gasperi segna la fine dell’unità resistenziale e l’avvio di una fase nuova nella vita politica italiana, quella del centrismo. De Gasperi decise di sottoporre a referendum popolare la scelta tra monarchia e repubblica e di affidare ad un´Assemblea Costituente elettiva il compito di elaborare una nuova Costituzione; le votazioni si tennero a suffragio universale maschile e femminile il 2 giugno 1946 e videro l´affermazione della Repubblica per due milioni di voti. Il re Umberto II, detto re di maggio perché regnò solo quel mese, fu così costretto a lasciare l´Italia e si recò in Portogallo. All´assemblea costituente si affermarono i grandi partiti di massa come la DC, con il 35,2% ; il PSI con il 20,7% e il PCI con il 18,9%. Fu così che il 28 giugno l´Assemblea Costituente elesse Enrico De Nicola come capo provvisorio dello Stato: era nata la Repubblica italiana.
 
Il momento peggiore del dopoguerra fu l´autunno-inverno 1946-47. Si rafforzarono infatti i legami tra DC e USA e tra PCI e Unione Sovietica; all´aumentare della tensione tra le due superpotenze, aumentavano i contrasti tra i due partiti politici italiani. Per fortuna però, questo non impedì che i lavori dell´Assemblea Costituente procedessero velocemente e fu così che dopo un lavoro di diciotto mesi, si giunse, il 1 gennaio del 1948, all´entrata in vigore della nuova Costituzione.
 
Con l´entrata in vigore della Costituzione i partiti furono chiamati a mobilitarsi per le elezioni che si tennero il 18 aprile del 1948 e che elessero il primo Parlamento della Repubblica. La campagna elettorale fu molto accesa e vide fronteggiarsi soprattutto i due grandi partiti di massa: la Democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi e il Partito Comunista Italiano di Palmiro Togliatti. I risultati delle elezioni furono favorevoli alla DC che vinse ottenendo il 48% e la maggioranza assoluta, mentre i social comunisti non andarono oltre al 31%. Determinante per la vittoria della DC fu la paura del comunismo, che spinse l´elettorato di destra a votare in massa DC. Pur avendo la maggioranza De Gasperi formò un governo di più ampio respiro chiamando al governo anche alcuni partiti di centro. Nel frattempo fu eletto Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
L´area di sinistra però non si arrese e pur sconfitta alle elezioni si impegnò maggiormente nelle lotte sociali di operai e contadini. Nel frattempo un grave fatto di cronaca turbò il già delicato ordine sociale: il 14 luglio 1948, un fanatico di destra, sparò a Togliatti. Alla notizia l´intero paese si fermò e si temette un insurrezione generale che fu scongiurata grazia alla determinante azione di responsabilità dei dirigenti del PCI.
Il clima però continuava ad essere molto teso perché le agitazioni seguite all´attentato di Togliatti accentuarono l´anticomunismo e rafforzarono il governo che forte di un forte consenso e del rafforzarsi della guerra fredda fece in modo che nel 1949 l´Italia aderisse al Patto Atlantico e alla Nato.

Risolto il problema del posizionamento internazionale De Gasperi si dedicò a risolvere i problemi interni. Per risollevare l´economia favorì una politica economica liberista e consentì agli imprenditori di imporre agli operai dure condizioni di lavoro e bassi salari (favoriti dalla mancanza di lavoro e dall´enorme mano d´opera). Per il Sud venne avviata una riforma agraria e venne istituita la Cassa per gli intervento straordinari del Mezzogiorno. Se la seconda sortì qualche effetto, la portata della prima fu molto limitata in quanto i contadini, che pure avevano ricevuto una terra, erano privi di tutti gli altri mezzi necessari per condurre le loro attività. Per i contadini meridionali, ancora una volta, non restava che la dolorosa scelta dell´emigrazione che si indirizzò là dove le industrie si stavano concentrando: ovvero nel "triangolo industriale" Milano-Torino-Geova. Nelle fabbriche le condizioni di lavoro erano dure e i pregiudizi contro i meridionali erano forti e crudeli, ma la prospettiva di un lavoro facevano accettare i sacrifici.
 
Pur tra tutte queste difficoltà tra il 1958 e il 1963 in Italia si verificò il miracolo economico. La produzione industriale, che puntò decisamente sugli elettrodomestici la petrolchimica e la metalmeccanica, raddoppiò e le esportazioni crebbero del 14,5% all´anno. Finalmente c´erano beni di consumo abbondanti e disponibili per molti. Il tenore di vita degli Italiani migliorò.

La vecchia Italia, contadina, immobile, cedette il passo ad un´Italia industrializzata più moderna e più vicina ai grandi Stati d´Europa.