La poetica di Salvatore Quasimodo si può suddividere in tre fasi principali. La prima fase ha come temi salienti la malinconia, l'amore per la terra siciliana e i ricordi legati alla sua infanzia. In questo primo periodo egli si ispira ai temi della poesia contemporanea tipica degli autori come Pascoli e D'annunzio.
La seconda fase della sua produzione letteraria ha come base l'Ermetismo. La poesia è più "pura", in quanto l'autore si impegna nello studio di lingue classiche.
La terza fase invece scaturisce dall'esperienza orribile della guerra. Il suo modo di scrivere deve quindi trasformarsi nell'espressione dell'animo umano e la poesia mette in luce l'odio e il rifiuto verso la guerra, ma anche il desiderio di restituire all'uomo la fiducia nella vita e nel futuro, anche attraverso le illusioni.
Quasimodo si impegna in una poesia che manifesta l'aberrazione per la guerra e l'ansia di "rifare" l'uomo, ridandogli le sue illusioni e la fiducia nel futuro.
Nel 1959 ottenne il premio Nobel per la letteratura. Nelle prime raccolte pubblicate Acque e terre (1930) e Ed è subito sera (1942) Quasimodo sviluppò i temi della solitudine, raccontando la condizione dell'uomo che è perennemente legato a tutto ciò che riguarda la sua infanzia e il suo passato. Tali ricordi rappresentano ciò che l'uomo stesso ha perduto e non potrà più ritrovare. Acque e terre è ambientata e dedicata alla Sicilia, sua terra natale.
L’isola diventa il simbolo di una felicità perduta a cui si contrappongono il dolore e la difficoltà della condizione presente, dell’esilio in cui il poeta è costretto a vivere. Dalla rievocazione del tempo passato emerge spesso un’angoscia esistenziale che, nella forzata lontananza, si fa sentire in tutta la sua pena. Questa condizione di dolore insopprimibile assume particolare rilievo quando il ricordo è legato ad una figura femminile, come nella poesia Antico inverno.
Antico inverno
Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.
Anche in questo caso una realtà lontana di un «antico inverno» viene rievocata con pochi cenni essenziali, anche attraverso l'uso, tipico di Quasimodo, dei due punti e degli spazi bianchi, alternando versi brevi ed endecasillabi. Nella lirica si riconosce una figurazione affidata ad elementi precisi - la neve, gli uccelli in cerca di cibo - che assumono però un valore simbolico, alludendo ad una provvisorietà (le parole subito raggelate) che non cancella l'intensità del ricordo. La raccolta del 1930 vive quindi di una continua oscillazione tra il racconto della propria storia e la sua trasfigurazione letteraria.
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.
Anche in questo caso una realtà lontana di un «antico inverno» viene rievocata con pochi cenni essenziali, anche attraverso l'uso, tipico di Quasimodo, dei due punti e degli spazi bianchi, alternando versi brevi ed endecasillabi. Nella lirica si riconosce una figurazione affidata ad elementi precisi - la neve, gli uccelli in cerca di cibo - che assumono però un valore simbolico, alludendo ad una provvisorietà (le parole subito raggelate) che non cancella l'intensità del ricordo. La raccolta del 1930 vive quindi di una continua oscillazione tra il racconto della propria storia e la sua trasfigurazione letteraria.
Il paesaggio della Sicilia è spesso al centro della sua ispirazione, in tutte e tre le fasi della sua produzione letteraria.
Si impegnò nella traduzione dei poeti greci, il che gli donò un 'arricchimento del linguaggio poetico, nonché una migliore ispirazione. Le esperienze della guerra lo indussero ad allontanarsi dagli aspetti più rigidi dell'Ermetismo, ad abbandonare le meditazioni solitarie e ad avvicinarsi a tutti gli uomini. Tutto ciò si nota soprattutto in Giorno dopo giorno (1949) e nella raccolta successiva La vita non è un sogno (1949). In quest'ultima, descrive il Sud come un luogo dove il sangue continua a macchiare la terra. Si tratta dunque di una raccolta mirata anche a rappresentare le ingiustizie sociali, nelle quali il rapporto con Dio è un dialogo che certe sulla solitudine e le ingiustizie terrene.
Nella raccolta Il falso e vero verde (1956) trova spazio una sezione dedicata alla Sicilia. Tuttavia, c'è anche una profonda riflessione sui campi di concentramento e sugli orrori della guerra.
L'opera La terra impareggiabile (1958) è una rappresentazione di Milano che è parte di una «civiltà dell’atomo», nella quale la solitudine colpisce tutti gli uomini e il poeta sente il desiderio di parlare e confrontarsi con altri uomini, tutti legati dal dolore profondo.
L'ultima raccolta poetica, intitolata Dare e avere (1966) può essere considerata come un resoconto della sua produzione letteraria, ma anche della propria vita. Qui trova spazio il tema della morte, ma anche riflessioni sull'esistenza.
In tutta la sua produzione letteraria è evidente la volontà dell'autore di agire concretamente per la trasformare la realtà, al fine di realizzare un mondo migliore.
Il figlio del Poeta, Alessandro, è invitato in tutti i Paesi del mondo per recitare le poesie del padre. Inoltre, a testimonianza dell'impronta lasciata dal poeta nella letteratura italiana, in molti Paesi del mondo sono indetti premi letterari intitolati a Quasimodo, così come centri di studio scientifici, riviste, associazioni e molto altro.
Potete approfondire le tematiche dell'autore leggendo su questo sito la seguente opera con video di accompagnamento:
Ed è subito seraE da questo link potete vedere con quanta gratitudine accoglie il PREMIO NOBEL:
ATTIVITA'
Riporta qui il tema centrale della poesia che più apprezzi di Quasimodo (max 10 righi).
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Prof.ssa Angelica Piscitello