Troppo affrettatamente la critica mise in rilievo aspetti
decadentidi Levi di Cristo si è fermato ad Eboli (scritto nel 1943, edito nel 1945) nato dall'esigenza del mondo lucano durante il soggiorno al confino. Levi aveva cultura europea e la sua storia interiore era quella dell'intellettuale democratico che crede nell'alleanza con la base popolare e vede il taglio compiuto dal fascismo. Civiltà, storia come progresso, valore intellettuale cadono, in conseguenza, per Levi il quale al rapporto razionale col mondo sostituisce il rapporto magico-misterioso con le cose:
Non esiste distinzione fra l'uomo e l'animale, fra l'uomo e la pianta; e il sole, la pioggia, la foresta, la generazione e la morte, il mondo intero che ci circonda sono tutt'uno con la persona che vive come un albero, si radica al suolo, fiorisce, dà frutto e, a suo tempo, avvizzisce.
Non si tratta, perciò, di fuga nell'indistinto ma di una purificazione nei valori autonomi, di una liberazione dalla decadenza borghese. La funzione catartica della civiltà contadina e la necessità di conservare le strutture non sono senza ambiguità dal punto di vista storico e culturale, ma quei valori contadini per Levi sono anche valori di contestazione («
gli usi antichi e le loro credenze ereditate, estranei e ostili allo Stato e alla storia...»); e Levi dalla rappresentazione di quel mondo come fonte di palingenesi è venuto passando al convincimento del processo di emancipazione sostenuto dalle lotte contro le millenarie soggezioni.
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Prof.ssa Angelica Piscitello